JO-VA
da Jolanda a Valter
Come nasce, come si evolve il percorso e come si trasforma.
Ci sono ceramiche del passato, specie quelle rituali, che sono dotate di un fascino particolare, ancora di più quando la creatività riesce a rielaborarle, attualizzarle e perché no, a trasformarle in un'opera diversa dalla funzione originale.
Si entra nella forma, si ri-plasma la terra, si ridà nuova vita al rito e alla storia che porta dentro di sé.
La ceramica presa in esame è il Servizio della Puerpera, creato per sottolineare un momento importante come la nascita del primo figlio ed offerto alla neo mamma per consumare il pasto dopo il parto.
Oggetto della storia, delle tradizioni e costumi di molte parti dell'Italia e, forse, non solo.
Assume nomi diversi a seconda delle connotazioni geografiche: Tazza da Parto, Tazza della Maternità, Tazza della Puerpera o Impalliata.
In Romagna: Impagliata, Impaiolata o Impajèda.
Si presenta con varie tipologie: la più semplice è composta da piatto e tazza con coperchio, la più elaborata è realizzata con più elementi, impilati fra loro, fino a formare un unico corpo.
Cipriano Piccolpasso ne “Li tre libri dell'arte del vasaio” del 1548 è il primo a darne descrizione e scrive: “E' dunque da sapere che gli cinque pezzi de che si compone la schudella da donna di parto, tutt'e 5 dico, fanno le sue operazioni e, poste tutt'a 5 insiemi, formano un vaso... altri sono che le fanno di 9 mezzi...” .
Le copie antiche conservate presso musei o collezionisti privati, ci fanno supporre che la produzione abbia avuto una continuazione nel tempo.
Nel 1938 testimonianze confermano che al 35° Congresso di Ostetricia e Ginecologia di Perugia viene chiesto il richiamo all'attenzione dei congressisti sulle “Tazze da Parto”.
Nel 1941 la lungimiranza di Gaetano Ballardini, Fondatore e Direttore del Museo delle Ceramiche in Faenza, ripropone la forma ai ceramisti, invitandoli a reinterpretarla e facendola diventare uno dei temi del 3° Concorso Nazionale d'Arte della Ceramica in Faenza.
Negli anni '80, Alteo Dolcini, Presidente dell'Ente Ceramica Faenza, la ripropone come dono alla mamma del primo maschio e femmina nati il primo giorno del nuovo anno a Faenza.
Nel 1982 fa realizzare l'impagliata che verrà offerta in dono dalla città di Faenza a Lady Diana in occasione della nascita del suo primogenito.
Come nasce, come si evolve il percorso e come si trasforma.
Ci sono ceramiche del passato, specie quelle rituali, che sono dotate di un fascino particolare, ancora di più quando la creatività riesce a rielaborarle, attualizzarle e perché no, a trasformarle in un'opera diversa dalla funzione originale.
Si entra nella forma, si ri-plasma la terra, si ridà nuova vita al rito e alla storia che porta dentro di sé.
La ceramica presa in esame è il Servizio della Puerpera, creato per sottolineare un momento importante come la nascita del primo figlio ed offerto alla neo mamma per consumare il pasto dopo il parto.
Oggetto della storia, delle tradizioni e costumi di molte parti dell'Italia e, forse, non solo.
Assume nomi diversi a seconda delle connotazioni geografiche: Tazza da Parto, Tazza della Maternità, Tazza della Puerpera o Impalliata.
In Romagna: Impagliata, Impaiolata o Impajèda.
Si presenta con varie tipologie: la più semplice è composta da piatto e tazza con coperchio, la più elaborata è realizzata con più elementi, impilati fra loro, fino a formare un unico corpo.
Cipriano Piccolpasso ne “Li tre libri dell'arte del vasaio” del 1548 è il primo a darne descrizione e scrive: “E' dunque da sapere che gli cinque pezzi de che si compone la schudella da donna di parto, tutt'e 5 dico, fanno le sue operazioni e, poste tutt'a 5 insiemi, formano un vaso... altri sono che le fanno di 9 mezzi...” .
Le copie antiche conservate presso musei o collezionisti privati, ci fanno supporre che la produzione abbia avuto una continuazione nel tempo.
Nel 1938 testimonianze confermano che al 35° Congresso di Ostetricia e Ginecologia di Perugia viene chiesto il richiamo all'attenzione dei congressisti sulle “Tazze da Parto”.
Nel 1941 la lungimiranza di Gaetano Ballardini, Fondatore e Direttore del Museo delle Ceramiche in Faenza, ripropone la forma ai ceramisti, invitandoli a reinterpretarla e facendola diventare uno dei temi del 3° Concorso Nazionale d'Arte della Ceramica in Faenza.
Negli anni '80, Alteo Dolcini, Presidente dell'Ente Ceramica Faenza, la ripropone come dono alla mamma del primo maschio e femmina nati il primo giorno del nuovo anno a Faenza.
Nel 1982 fa realizzare l'impagliata che verrà offerta in dono dalla città di Faenza a Lady Diana in occasione della nascita del suo primogenito.
Lidia Carlini Ceramiche FAENZA Via Della Croce 35/a Cell +39 333 687 0706